DIAGNOSI?

Diagnosi dal latino diagnōsis, attraverso il greco anitco διάγνωσις (diágnōsis), da διαγιγνώσκειν (diaghignóskein, capire), formato da διά (diá, attraverso) + γιγνώσκειν (ghignóskein, conoscere). Alle sue origini il termine diagnosi significa distinguere, discernere, conoscere attraverso la relazione. La funzione della diagnosi, in epoca contemporanea, è classificatoria. Si tratta di trasformare i sintomi in segni, al fine di individuare una differenza specifica rispetto a un genere di disturbi espressi o rilevati nel corpo/mente del soggetto. Diagnosi oggi risponde a una funzione di cura e guarigione.
Nel campo etno-clinico e culturale è però al lavoro il termine originario. Il corpo delle relazioni è diverso dal corpo medico, diviso in organi che compongono un organismo; è piuttosto un corpo connesso all’altro, in relazione. Corpo teatrale, comunitario, sociale, segnato da differenze e ripetizioni che scandiscono la vita, inserito in una complessa ecologia.
Secondo l’approccio gestaltico, il corpo, la relazione intercorporea e il contatto, costituiscono una complessità irriducibile all’idea di una sola psyché e di un solo soma.
Per questo il discorso diagnostico va analizzato sul piano storico e sul piano antropologico, le categorie diagnostiche ufficiali vanno gestalticamente decostruite e ricostruite a partire dalle esperienze di clinica culturale e di ricerca fenomenologica.

 

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